Un campionato di Formula 1 solo per donne. Genialità o idiozia? L’opinione di Giovanna Amati, ultima pilota donna in F1

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Bernie Ecclestone, 85 anni a ottobre

“Donna al volante, pericolo costante”, recita un vecchio adagio. Un detto che presto potrebbe essere riletto in “donna al volante, business eccitante”. Un campionato di Formula 1 solo femminile. È questa l’idea di Bernie Ecclestone, discusso padre-padrone del circus da oltre 30 anni. Classe 1930, il magnate inglese è abituato a far parlare di sé per idee originali, bizzarrie e stravaganze.

Un uomo certamente attento al pianeta femminile, sotto tutte le sfaccettature. Due divorzi alle spalle e la terza moglie sposata un paio d’anni fa: Fabiana Flosi, modella brasiliana conosciuta durante il gran premio del Brasile del 2009. Un matrimonio a 82 anni, quando era già bisnonno, con una ragazza di 46 anni più giovane. Una differenza che si attenua molto, guardando alla vitalità del vulcanico Bernie. [Read more…]

Sanremo dal divano: top e flop della terza puntata

Carlo Conti con Emma

Carlo Conti con Emma

Terza serata del festival più guardato degli ultimi anni. Ancora un grande successo di pubblico: 49,5% di share. Un italiano su due, fra quelli col televisore acceso, era sintonizzato su Rai 1. Sarebbe interessante una statistica parallela legata al numero di spettatori addormentati sul divano, col telecomando congelato. Cose che l’Auditel non può dire, ma che è lecito chiedersi di fronte a una puntata lunghissima, piena di richiami al passato più o meno glorioso della canzone italiana.

È la puntata delle cover, con i cantanti che dimenticano la gara per una sera e interpretano pezzi storici. A volte valorizzandoli, altre volte uccidendoli. Con alcune sorprese e qualche deludente conferma.

I MIGLIORI

Vince Nek con una potente interpretazione di Se Telefonando. È stato lui il più televotato dal pubblico, ma i brividi maggiori li regala Marco Masini, che 27 anni dopo riporta sul palco dell’Ariston un pezzo di Francesco Nuti. La sua Sarà per te assume oggi un sapore diverso. Masini la canta a occhi chiusi. Con la gola e col cuore. Da canzone d’amore diventa l’omaggio a un amico in difficoltà. È il momento più autentico della serata. Fanno un’ottima figura anche i Dear Jack che rispolverano Sergio Endrigo e Il Volo che si confermano gruppo “acchiappalike” con Ancora di De Crescenzo. Manierismo e talento, comunque efficace.

Masini canta Sarà per te

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Molto bravo anche Gianluca Grignani che somatizza il Tenco di Vedrai vedrai. Imperiosa Nina Zilli che avvolta in un mantello gridato Vivienne Westwood riporta in auge Massimo Ranieri. La sua versione di Se bruciasse la città affascina e strappa applausi, così come il ritorno al rock di Irene Grandi che dà nuova linfa a Se perdo te di Patty Pravo. Menzione d’onore anche per Lorenzo Fragola, che emerge dal cappuccio con Una città per cantare di Ron. “Molto credibile”, direbbero nel “suo” X Factor, dove le cover sono pane quotidiano. Bravi, almeno nell’imitazione di Cochi e Renato, I soliti idioti. La loro canzone in gara assomiglia già molto a un pezzo del duo comico. Quando si tratta di cabaret, riescono a dire la loro.

I PEGGIORI

Una delle somiglianze di Raf trovate in rete

Una delle somiglianze di Raf trovate in rete

Ci provano in tanti a cavalcare la nostalgia, ma alcuni vengono sbalzati rovinosamente dalla sella. Succede a Bianca Atzei, che deturpa Ciao amore ciao di Luigi Tenco. Nel 1967 fu l’ultima canzone intonata dal cantante piemontese all’Ariston. Bianca, invece, canterà di nuovo. O almeno ci proverà. Malissimo ancora Raf, sbeffeggiato sul web per le mille somiglianze del suo plastico volto. Ieri sembrava più Max Pezzali, ma poche ore prima una signora lo aveva scambiato per Rocco Siffredi. Di sicuro non assomiglia più, vocalmente, al vecchio Raf. E la sua Rose rosse meriterebbe fischi anche in un karaoke di provincia. Ma l’Ariston è magnanimo con i vecchi leoni, per quanto spelacchiati.

E non infierisce neanche con i giovani e timidi virgulti. I rapper morbidi Moreno e Nesli mescolano tradizione e innovazione in modo grossolano. Se fosse una maionese sarebbe impazzita, ma il pubblico mostra un’ecumenica indifferenza. Deludono le aspettative Platinette e Grazia di Michele. Il loro poster trash di Alghero fa rimpiangere tantissimo Giuni Russo. Bella l’intenzione, pessimo il risultato. Molto apprezzata in sala Annalisa, che imita Antonella Ruggiero in Ti sento. Urla tantissimo e questo piace molto a chi la sente, forse dimenticando di ascoltarla.

 

EMMA-ARISA-ROCIO

Le tre vallette del festival continuano nella loro anabasi verso sabato sera. Stentano nella lingua, nonostante due su tre siano italiane. Leggono visibilmente un gobbo laterale e per farlo stringono gli occhi, mostrando una totale incapacità di tenuta del palco. I vestiti di Emma vengono messi alla berlina per tutta la serata. Imbarazzate e imbarazzanti, si trascineranno per altre due sere. Forse l’anno prossimo qualcuno prenderà provvedimenti e tornerà a dare un valore alle donne sul palco.

GLI OSPITI

Carlo Conti realizza il sogno di inizio carriera e porta sul palco dell’Ariston gli idoli della sua gioventù. Direttamente dagli anni ’80, ecco gli Spandau Ballet, imbolsiti ma sempre affascinanti. Tony Hadley, icona pop di 30 anni fa, sembra la matrioska di se stesso, ma quando canta Go riempie il cuore di ricordi fantastici. La voce è sempre quella. Stupenda.

Gli Spandau Ballet, a Sanremo 30 anni dopo l’ultima volta

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Gli Spandau salgono sul palco dopo lo show di Massimo Ferrero, patron della Sampdoria. Sanremo è un microcosmo diverso dalla quotidianità. Il viperetta ci entra nell’unico modo che conosce. Fuori controllo. Troppo. Non c’entra niente lì e la sua maschera carnevalesca viene liquidata rapidamente da Conti, imbarazzato ma impeccabile.

C’è anche un collegamento con l’astronauta Samantha Cristoforetti. Si trova nello spazio e sinceramente, per quello che ha da dire, ne ha anche troppo. Ma ormai è un ospite inevitabile di qualsiasi trasmissione generalista. Quando tornerà sulla terra, il suo spazio si assottiglierà naturalmente.

 

LUCA E PAOLO

Dopo le brutte pagine di intrattenimento dei giorni precedenti, la Rai si affida alle ex Iene per ritrovare il sorriso. E Luca e Paolo riescono almeno in parte nell’intento, parlando di morti e di omosessuali. Prima celebrano con una parodia la tendenza necrologica del festival, omaggiando i grandi defunti dell’ultimo anno. Poi trattano il tema scottante dei matrimoni gay, soffermandosi sulle scocciature quotidiane di un sodalizio. Rispetto a chi li ha preceduti, sono dei fuoriclasse. Come Rocco Tanica, che dalla sala stampa del festival regala i pochi sketch riusciti di queste puntate.

Stasera torna la gara. Si elegge il vincitore dei giovani – ieri promossi Amara e Giovanni Caccamo- e si eliminano quattro big. Sul palco anche Giovanni Allevi e il commissario tecnico della nazionale Antonio Conte. Un uomo abituato a urlare. Visto il livello generale, forse anche con un’intonazione migliore.

Sanremo dal divano: top e flop della prima puntata

Unknown-4Sù il sipario. È iniziata un’altra edizione del “Festival della canzone italiana disponibile a farsi fustigare pubblicamente”. Un meraviglioso pretesto italico per parlare, almeno per qualche giorno, tutti della stessa cosa, commentando e contestando la manifestazione che tutti promettono di non guardare ma che, alla fine, fa il 49% di share.

Le 5 giornate di Sanremo sono cominciate alternando momenti di buona musica e infimo intrattenimento, abiti eleganti indossati da vallette a basso costo e canzoni stonate da artisti fuori mercato. Tutto normale, è Sanremo, ultimo baluardo del magazine generalista. Arrivarci è un punto d’arrivo, non andarci un punto d’orgoglio. Non guardarlo, invece, è uno snobismo per pochi. Commentarlo, distinguendo momenti migliori e peggiori, è una gioia rassicurante. Come il Natale a casa, come una famiglia riunita. [Read more…]

Mafia Capitale, viaggio nel mondo di mezzo

Le ville in mezzo alla calma apparente di Sacrofano. Un benzinaio a corso Francia usato come ufficio di rappresentanza. Il retrobottega dei Parioli e gli affari all’ombra di un gazebo a Vigna Stelluti. Tornando ai luoghi degli anni ’70. Sedi simboliche di una destra che mirava a ribaltare il sistema. E che pochi decenni dopo si ritrova allo stesso tavolo, a spartirsi il potere cittadino.
Un reportage in mezzo ai luoghi cruciali di Mafia Capitale.

Mafia Capitale, il nuovo romanzo criminale

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La “Mafia Capitale”. O, per dirla con le parole di Massimo Carminati, il “mondo di mezzo”. Questa volta non è un film, né un libro. Ma uno spaccato della realtà. Criminale, ovviamente. E grottesco, come nella migliore tradizione delle storie italiane. Un racconto in cui i “cattivi” hanno soprannomi che fanno sorridere. Con intercettazioni che rivelano una gestione del potere spregiudicata e farsesca. Dialoghi intrisi di romanesco e spavalderie. Come in un film, come se fossero personaggi usciti dalla penna di uno scrittore. E alcuni di loro, in realtà, hanno già ispirato registi e sceneggiatori.

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Il kamikaze curdo che cambiò idea a 200 metri dall’obiettivo

Unknown-33Ha lanciato il suo camion a tutta velocità contro l’obiettivo. Un giubbotto imbottito di esplosivo era il vestito che aveva scelto per portare la morte. Sua e delle forze dell’ordine irachene di Kalar, cittadina a due passi da Kirkuk. Ma la strada dissestata ha cambiato il suo destino. Una gomma bucata, l’inconveniente dell’ultim’ora a evitare l’ennesimo martirio. E così un ragazzo curdo di 19 anni ha pensato che stava sbagliando tutto. Si è consegnato alla polizia irachena, confessando tutto.

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Michael, il jihadista canadese che fumava l’erba

MIchael Zehaf-Bibeau, l'attentatore di Ottawa

MIchael Zehaf-Bibeau, l’attentatore di Ottawa

Il jihadista “cattivo” si chiamava Michael. Un nome occidentale per l’uomo che ha aperto il fuoco contro chi riteneva responsabile degli attacchi al suo mondo, quello islamico.Michael era nato a 32 anni fa nel Quebec, in Canada. Una terra di continui rigurgiti separatisti, francofona, ma mai vista come un covo di terroristi islamici votati al martirio.

Sul suo cognome aleggia il mistero. Fonti americane lo hanno identificato in un primo momento come Michael Joseph Hall, canadese, convertito una decina di anni fa all’islam, col nuovo nome Michael Zehaf-Bibeau. In realtà non sembra che sia così.

L’attentatore si chiama Zehaf-Bibeau da sempre. C’è traccia di lui nel casellario giudiziario canadese già dal 2001. Colpa di una banale denuncia per guida in stato d’ebbrezza e di un tentativo di falsificare una carta di credito.

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La signorina Gambacorta, “troppo bassa per la Finanza”

Concetta Gambacorta, 24 anni, Fiumefreddo (Ct)

Concetta Gambacorta, 24 anni, Fiumefreddo (Ct)

Storia della signorina Gambacorta, esclusa da un concorso perché ritenuta troppo bassa. Potrebbe sembrarvi l’inizio di un racconto di fantasia, ma succede anche questo nell’Italia di oggi. Tutto comincia in un paesino siciliano a due passi da Catania. Concetta Gambacorta, 24 anni, di Fiumefreddo, decide di partecipare al concorso per diventare allievo maresciallo della Guardia di Finanza. Si è preparata bene. Laureanda in Economia, più che subire il fascino della divisa, cerca un posto sicuro. È una degli oltre duemila giovani iscritti al concorso. I posti a disposizione sono 297. Ce la fa uno su sette.

Concetta supera brillantemente gli scritti. Affronta i test psico-fisici con la sicurezza di chi sa che manca poco al traguardo. Sogna i gradi ma non ha fatto i conti coi centimetri. Ne sono richiesti 161 per entrare nel corpo militare. Ma il corpo di Concetta si ferma a 159. Gliene mancano due. È la legge, dicono. Ha sbagliato chi legge l’antropometro, dice la giovane siciliana.

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