Terza serata del festival più guardato degli ultimi anni. Ancora un grande successo di pubblico: 49,5% di share. Un italiano su due, fra quelli col televisore acceso, era sintonizzato su Rai 1. Sarebbe interessante una statistica parallela legata al numero di spettatori addormentati sul divano, col telecomando congelato. Cose che l’Auditel non può dire, ma che è lecito chiedersi di fronte a una puntata lunghissima, piena di richiami al passato più o meno glorioso della canzone italiana.
È la puntata delle cover, con i cantanti che dimenticano la gara per una sera e interpretano pezzi storici. A volte valorizzandoli, altre volte uccidendoli. Con alcune sorprese e qualche deludente conferma.
I MIGLIORI
Vince Nek con una potente interpretazione di Se Telefonando. È stato lui il più televotato dal pubblico, ma i brividi maggiori li regala Marco Masini, che 27 anni dopo riporta sul palco dell’Ariston un pezzo di Francesco Nuti. La sua Sarà per te assume oggi un sapore diverso. Masini la canta a occhi chiusi. Con la gola e col cuore. Da canzone d’amore diventa l’omaggio a un amico in difficoltà. È il momento più autentico della serata. Fanno un’ottima figura anche i Dear Jack che rispolverano Sergio Endrigo e Il Volo che si confermano gruppo “acchiappalike” con Ancora di De Crescenzo. Manierismo e talento, comunque efficace.
Masini canta Sarà per te
Molto bravo anche Gianluca Grignani che somatizza il Tenco di Vedrai vedrai. Imperiosa Nina Zilli che avvolta in un mantello gridato Vivienne Westwood riporta in auge Massimo Ranieri. La sua versione di Se bruciasse la città affascina e strappa applausi, così come il ritorno al rock di Irene Grandi che dà nuova linfa a Se perdo te di Patty Pravo. Menzione d’onore anche per Lorenzo Fragola, che emerge dal cappuccio con Una città per cantare di Ron. “Molto credibile”, direbbero nel “suo” X Factor, dove le cover sono pane quotidiano. Bravi, almeno nell’imitazione di Cochi e Renato, I soliti idioti. La loro canzone in gara assomiglia già molto a un pezzo del duo comico. Quando si tratta di cabaret, riescono a dire la loro.
I PEGGIORI
Ci provano in tanti a cavalcare la nostalgia, ma alcuni vengono sbalzati rovinosamente dalla sella. Succede a Bianca Atzei, che deturpa Ciao amore ciao di Luigi Tenco. Nel 1967 fu l’ultima canzone intonata dal cantante piemontese all’Ariston. Bianca, invece, canterà di nuovo. O almeno ci proverà. Malissimo ancora Raf, sbeffeggiato sul web per le mille somiglianze del suo plastico volto. Ieri sembrava più Max Pezzali, ma poche ore prima una signora lo aveva scambiato per Rocco Siffredi. Di sicuro non assomiglia più, vocalmente, al vecchio Raf. E la sua Rose rosse meriterebbe fischi anche in un karaoke di provincia. Ma l’Ariston è magnanimo con i vecchi leoni, per quanto spelacchiati.
E non infierisce neanche con i giovani e timidi virgulti. I rapper morbidi Moreno e Nesli mescolano tradizione e innovazione in modo grossolano. Se fosse una maionese sarebbe impazzita, ma il pubblico mostra un’ecumenica indifferenza. Deludono le aspettative Platinette e Grazia di Michele. Il loro poster trash di Alghero fa rimpiangere tantissimo Giuni Russo. Bella l’intenzione, pessimo il risultato. Molto apprezzata in sala Annalisa, che imita Antonella Ruggiero in Ti sento. Urla tantissimo e questo piace molto a chi la sente, forse dimenticando di ascoltarla.
EMMA-ARISA-ROCIO
Le tre vallette del festival continuano nella loro anabasi verso sabato sera. Stentano nella lingua, nonostante due su tre siano italiane. Leggono visibilmente un gobbo laterale e per farlo stringono gli occhi, mostrando una totale incapacità di tenuta del palco. I vestiti di Emma vengono messi alla berlina per tutta la serata. Imbarazzate e imbarazzanti, si trascineranno per altre due sere. Forse l’anno prossimo qualcuno prenderà provvedimenti e tornerà a dare un valore alle donne sul palco.
GLI OSPITI
Carlo Conti realizza il sogno di inizio carriera e porta sul palco dell’Ariston gli idoli della sua gioventù. Direttamente dagli anni ’80, ecco gli Spandau Ballet, imbolsiti ma sempre affascinanti. Tony Hadley, icona pop di 30 anni fa, sembra la matrioska di se stesso, ma quando canta Go riempie il cuore di ricordi fantastici. La voce è sempre quella. Stupenda.
Gli Spandau Ballet, a Sanremo 30 anni dopo l’ultima volta
http://video.corriere.it/video-embed/7d102506-b308-11e4-9344-3454b8ac44ea
Gli Spandau salgono sul palco dopo lo show di Massimo Ferrero, patron della Sampdoria. Sanremo è un microcosmo diverso dalla quotidianità. Il viperetta ci entra nell’unico modo che conosce. Fuori controllo. Troppo. Non c’entra niente lì e la sua maschera carnevalesca viene liquidata rapidamente da Conti, imbarazzato ma impeccabile.
C’è anche un collegamento con l’astronauta Samantha Cristoforetti. Si trova nello spazio e sinceramente, per quello che ha da dire, ne ha anche troppo. Ma ormai è un ospite inevitabile di qualsiasi trasmissione generalista. Quando tornerà sulla terra, il suo spazio si assottiglierà naturalmente.
LUCA E PAOLO
Dopo le brutte pagine di intrattenimento dei giorni precedenti, la Rai si affida alle ex Iene per ritrovare il sorriso. E Luca e Paolo riescono almeno in parte nell’intento, parlando di morti e di omosessuali. Prima celebrano con una parodia la tendenza necrologica del festival, omaggiando i grandi defunti dell’ultimo anno. Poi trattano il tema scottante dei matrimoni gay, soffermandosi sulle scocciature quotidiane di un sodalizio. Rispetto a chi li ha preceduti, sono dei fuoriclasse. Come Rocco Tanica, che dalla sala stampa del festival regala i pochi sketch riusciti di queste puntate.
Stasera torna la gara. Si elegge il vincitore dei giovani – ieri promossi Amara e Giovanni Caccamo- e si eliminano quattro big. Sul palco anche Giovanni Allevi e il commissario tecnico della nazionale Antonio Conte. Un uomo abituato a urlare. Visto il livello generale, forse anche con un’intonazione migliore.