I giorni dei lunghi coltelli. Dopo il risultato delle amministrative di domenica, Forza Italia è costretta a rivedere il suo futuro. E a capire cosa fare del presente. Cresce all’interno del partito la fronda di chi vuole staccarsi dal patto del Nazareno. Un accordo sulle regole del gioco che l’elettorato ha percepito più come rinuncia alla lotta politica. Ma staccarsi dall’abbraccio con Matteo Renzi non è l’unico problema dello schieramento di Silvio Berlusconi.
Leopolda di lotta e di governo, fra proteste e applausi
Fuori la lotta, dentro il governo. La Leopolda 2014, la prima da quando Matteo Renzi siede a Palazzo Chigi, vista da due posizioni opposte.
Fuori dai cancelli la protesta degli operai delle acciaierie di Terni, minacciati dagli imminenti licenziamenti decisi dai nuovi proprietari tedeschi della ThyssenKrupp. Dentro, la celebrazione del primo semestre di governo dell’esecutivo Renzi, fra tavoli di discussione e brevi interventi dal palco.
Fra commenti entusiasti dei partecipanti e la disperazione dei lavoratori di Meridiana, la vertenza più grande in Italia. Oltre 1600 gli esuberi previsti dalla compagnia aerea, nessuna risposta certa da parte del governo.
Un’edizione che ha scatenato molte polemiche, anche a causa dell’affollata contromanifestazione dei sindacati a Roma. Un milione di persone a protestare contro Matteo Renzi e il suo esecutivo, contro l’abolizione dell’articolo 18 e il Jobs act.
Il racconto di un weekend che ha di fatto suggellato la divisione fra le due anime della sinistra.
Luigi Petroselli, sindaco che amava le periferie
Sigaretta pendula fra le labbra e un ciuffo tipico di chi non ha troppo tempo da spendere davanti a uno specchio. Luigi Petroselli somigliava più a un allibratore che a un politico di successo.
In testa, oltre all’inseparabile coppola,aveva il sogno di fare di Roma la città dell’uguaglianza. I suoi abiti non erano quelli dell’uomo di potere. Era nato a Viterbo nel 1932 da una famiglia operaia e comunista. La vanità gli era sempre sfilata accanto senza toccarlo. A Luigi non interessavano né vestiti firmati, né dimore lussuose.Aveva una naturale vocazione verso il prossimo, uno spirito di solidarietà che in gioventù lo aveva perfino portato in seminario. Il suo destino era prendere i voti, ma quest’espressione assunse per lui un significato diverso nel corso della vita.
Petroselli non diventò prete. Scelse di abbracciare l’altra grande “chiesa” dell’Italia del dopoguerra. Fu un comunista sincero, militante ma sempre critico verso distorsioni e abusi di potere del suo schieramento. Anticipò il Pci nella condanna ai fatti di Budapest del ’56. Fece lo stesso una dozzina di anni dopo, quando i blindati sovietici stroncarono nel sangue la primavera di Praga. Fu eurocomunista ancora prima di Enrico Berlinguer, di cui fu successore, all’inizio degli anni ’70, alla guida del partito a Roma.
