I giorni dei lunghi coltelli. Dopo il risultato delle amministrative di domenica, Forza Italia è costretta a rivedere il suo futuro. E a capire cosa fare del presente. Cresce all’interno del partito la fronda di chi vuole staccarsi dal patto del Nazareno. Un accordo sulle regole del gioco che l’elettorato ha percepito più come rinuncia alla lotta politica. Ma staccarsi dall’abbraccio con Matteo Renzi non è l’unico problema dello schieramento di Silvio Berlusconi.
La stessa leadership dell’ex Cavaliere sembra seriamente in discussione. Una generazione di politici cresciuti all’ombra del fondatore del partito, scalpita. E chiede un ruolo di primo piano. Primo fra tutti, Raffaele Fitto. Poche ore dopo la chiusura delle urne, aveva lanciato sui social network un grido d’allarme.
“Azzerare tutte le nomine”, afferma l’ex governatore della Puglia. L’unico a registrare un vasto numero di preferenze nella già deludente tornata elettorale di maggio. In quelle Europee, passate alla storia per il 40,8% del Pd di Renzi, Forza Italia si era fermata di poco sotto al 17%. In termini assoluti, i voti erano più di 4 milioni e mezzo. Le percentuali registrate domenica scorsa sono ben più basse: 12% in Calabria, dove Forza Italia cinque mesi fa sfiorava il 20 e poco più dell’8% in Emilia, più che doppiato dalla Lega Nord di Matteo Salvini, definitivamente legittimato a chiedere la leadership del centrodestra. Fra Bologna e Catanzaro, Berlusconi e i suoi hanno raccolto meno di 200mila consensi. Nella sola Emilia Romagna, 233mila elettori hanno scelto il Carroccio.
Una disfatta che impone serie riflessioni. Il senatore Maurizio Gasparri, considerata anche l’inagibilità politica del leader, invoca le primarie.
Una competizione che rischia di diventare la Caporetto della classe dirigente forzista. E il grande trampolino di lancio per Matteo Salvini. In pochi mesi il quarantunenne milanese ha guidato la Lega a una riscossa inattesa. Gli scandali del tesoriere Francesco Belsito, delle finte lauree in Albania di Renzo Bossi, dello scandalo sui rimborsi nel Piemonte di Roberto Cota sono dimenticati in un angolo. La nuova linea di Salvini punta su sovraesposizione del capo e pochi ma chiari dogmi: no all’immigrazione clandestina, no all’euro, no alle tasse. Una strategia semplice capace di fare colpo sugli scettici che non credono al “new deal” di Matteo Renzi.
La concretezza contro la speranza. Un duello in cui Silvio Berlusconi non riesce a trovare il giusto posizionamento, scavalcato da due candidati che, insieme, hanno poco più della sua età. Anche la tenuta fisica del capo di Forza Italia è infatti un tema non trascurabile. La settimana scorsa ha dovuto ricorrere nuovamente al ricovero al San Raffaele per curare l’uveite, malattia degli occhi che lo affligge da anni. Un’indisposizione che non gli ha permesso di dare un contributo nelle campagne elettorali emiliane e calabresi. La sua assenza non ha certo aiutato Forza Italia nella ricerca di consensi. E adesso anche lui cerca facce nuove.
Sfruttando il lavoro dei talent scout Giovanni Toti, Alessandro Cattaneo e Deborah Bergamini, ha ricevuto a Villa Gernetto 25 giovani leve. È il punto d’arrivo di un percorso lanciato a settembre e teso a far confluire i club Forza Silvio all’interno del partito. Tra loro, anche figli d’arte. E rampolli di vecchi politici. Come Armando Cesaro, figlio di Luigi, deputato in 5 legislature al centro di guai giudiziari pochi mesi fa. O come Giampiero Zinzi, primogenito di Domenico, leader storico di Forza Italia nella provincia casertana. Ma anche Vittorio Romano, già noto nel ruolo di marito di Noemi Letizia. L’obiettivo è quello di formare una nuova classe dirigente, andando incontro alle richieste di rinnovamento da parte dell’elettorato. Una scelta poco condivisa da alcuni compagni d’avventura di lunga data. Fra questi, il più diretto è stato il deputato Maurizio Bianconi, ex tesoriere del gruppo, che ha liquidato senza mezzi termini i casting del presidente.
Il riferimento a Ennio Doris, numero 1 di Mediolanum, è legato all’astio per le recenti scelte politiche di Forza Italia, ma anche per l’ostinazione con cui il manager finanziario aveva caldeggiato l’appoggio alle misure del governo Monti. Berlusconi non gli ha risposto. Forse lo farà nell’ufficio di presidenza, inizialmente previsto per questo pomeriggio e rimandato a domani, causa concomitanza con la visita a Strasburgo di papa Francesco. Molti eurodeputati avevano chiesto di spostare l’appuntamento. Richiesta accolta, anche perché una riunione del genere senza Raffaele Fitto, capofila nella fronda interna, sarebbe apparsa un’ulteriore chiusura.
Forza Italia ha invece urgente bisogno di aprire le finestre e far cambiare aria. Le forti correnti che entreranno sono l’unico modo per continuare a gareggiare e per evitare che la bandiera di piazza San Lorenzo in Lucina venga ammainata per sempre.
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