
Bambino in attesa di un regalo
La vigilia di Natale è simile in tante case. C’è chi prepara la cena e c’è chi aspetta. Chi finge disinteresse e chi si emoziona. Ci sono i bambini che chiedono ai loro ex coetanei quando arriverà quel signore anziano vestito in rosso di cui tutti parlano. I bambini non ascoltano la ragione e camminano in spazi che non calpestiamo più. “Babbo Natale non esiste, piccolo, non arriverà mai”, è quello che andrebbe detto a quel nano che spera nell’arrivo di un vecchio portatore di gioia. Ma nessuno lo dice, perché in fondo tutti, in fondo al cuore, sognano un pochino che quella magia si realizzi.
Il Natale di Roma è il 21 aprile. È il giorno in cui è nata la sua eternità, nel 753 a.C. La vigilia è il 20, il giorno di Roma-Torino. Non c’è un clima da festa in giro. Potrebbe essere il 2 novembre al massimo, a guardare gli spalti dell’Olimpico. Vuoti, come sempre da quando l’ordine costituito ha cercato di combattere a suo modo il disordine organizzato. Le barriere a dividere una curva, l’impossibile scissione di un atomo. La scienza contro la fede, come nel Medioevo, l’epoca in cui Roma aveva smarrito la sua grandezza. Non è l’era della peste e neanche quella dei finti nobili. Al massimo sembra il caos della Repubblica Romana, fra teste che cadono e legami che si interrompono. Non sembra Natale, nessuno si emoziona davvero.

Il primo gol di Babbo Natale. Era entrato da 23 secondi.
Gli americani festeggiano il Natale, ma non lo attendono più di tanto. Halloween li entusiasma di più, anche se confina col giorno dei morti. La festa è in una zucca illuminata e in una proposta da prendere o lasciare fatta sulla porta. Una domanda secca per una risposta ovvia. A loro piace tanto, da queste parti se la sono fatta piacere. Questi americani però non possono riversare le loro ceneri sul Natale di Roma. E non hanno il diritto di dire a tutti i bambini di rassegnarsi. Non hanno l’autorità morale per dire a chi ci crede ancora, che Babbo Natale no, non lo vedranno. Anche se qualcuno dice di averlo già visto, loro rispondono che in ogni caso non tornerà più. Sbagliano questi americani, perché nella notte della vigilia del Natale di Roma, intorno alle 22:30, quel signore è arrivato.

“Bambino” dopo il regalo
Non è partito da Rovaniemi, ma da Porta Metronia. Ha la barba fatta e il suo arrivo fa piangere chi ormai non credeva più a niente. Eccolo. Si presenta con un regalo enorme, nessuno sa da dove l’abbia tirato fuori. Poi corre verso quei bambini, che ora hanno 10, 20, 50, 80 anni. Una corsa liberatoria fra le braccia della fede, dando la schiena alla scienza e alla ragione. “Allora è vero, esiste davvero Babbo Natale”. Ma sono tanti questi bambini, sono aumentati da quando ha parcheggiato la slitta.
Non puoi deluderli, vecchio, ce l’avrai un altro dono per loro. Sì che ce l’hai, è lì, a undici metri. Devi stare calmo perché se lo fai cadere, gli americani penseranno di aver ragione loro sul concetto di festa. Dopo il dolcetto arriva sempre lo scherzetto. Spegnila quella zucca, Francesco, fagli vedere quant’è bello il Natale. Gol, doppietta, lacrime, abbracci, urla, Aristoteles, cinema, trionfo,”nuncecredononèpossibbile!!!!!!!”.

Il momento del secondo gol. Niente sarà più come prima
Ecco, quell’istante in cui Totti ha mandato a puttane secoli di razionalità, nessuno può raccontarlo davvero. Resterà per chi l’ha visto uno di quei momenti che ricorderà per sempre, uno di quei “tu dov’eri-con chi eri, quando il Capitano ha ribaltato il mondo?”. Quei 161 secondi che separano Halloween dal Natale rimarranno eterni. Perché saranno quelli a cui penseremo quando la vita ci renderà cinici e realisti, quando ci illuderemo di essere ormai disillusi. Quando ci suggeriranno di non sognare e di non credere all’incredibile, ripenseremo a quel 20 aprile. Babbo Natale esiste, ha la maglia numero dieci e a settembre compie quarant’anni. Trent’anni prima, lo stesso giorno, la Roma perse con il Lecce in casa 3-2 buttando uno scudetto. Lui c’era già, ma aveva solo dieci anni. Troppo giovane per essere il padre di una festa. Forse una zucca a Boston ora s’illuminerà sul serio. A noi bambini chi lo spiega che l’anno prossimo quel vecchio non porta più regali e non si ferma più a giocare?
Buon Natale a tutti, tanto finché c’è lui, ogni momento può sempre esserlo.
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