Sabato iniziano i playoff Nba 2015. Tutto quello che dovete sapere

Momenti della finale 2014, LeBron contro Duncan, Miami contro San Antonio

Momenti della finale 2014, LeBron contro Duncan, Miami contro San Antonio

Adesso si fa sul serio. La stagione regolare dell’Nba chiude i battenti e lascia spazio ai playoff. Sei mesi e ottantadue partite dopo la prima palla a due, datata 4 ottobre, sedici franchigie sono ora pronte a sfidarsi nella corsa al titolo di campione del mondo del basket professionistico. Così gli americani definiscono il proprio campionato, con una limpida supponenza nei confronti del resto del globo. Al di là della tracotanza, non si può dire che abbiano torto. Basti pensare alla superiorità dimostrata dalla nazionale a stelle e strisce nei mondiali spagnoli del settembre scorso.

Da sabato a fine giugno si gioca per assegnare il trofeo. Quattordici posti prenotati, due che si decideranno all’ultima giornata. Brooklyn o Indiana a Est, Oklahoma o New Orleans a Ovest. Poi il grande ballo potrà cominciare. Due mesi per stabilire se i San Antonio Spurs saranno in grado di confermarsi o se le sfidanti sapranno superarla. La vincente dovrà vincere quattro serie al meglio delle 7 partite: quarti di finale, semifinale, finale di conference e finalissima contro chi sarà riuscita a fare lo stesso sull’altra costa. Est contro Ovest. Cleveland e LeBron James da una parte, San Antonio o Golden State dall’altra, almeno nei pronostici di partenza. Fatti, ovviamente, per essere smentiti.

IL TROFEO

Tim Duncan mostra il Larry O’Brien Trophy. Ne ha vinti cinque in carriera

Tim Duncan mostra il Larry O’Brien Trophy. Ne ha vinti cinque in carriera

Sono in tante a sognare di alzare il Larry O’Brien Trophy, la coppa che il commissioner della lega più ricca del mondo assegna alla squadra vincitrice. Un trofeo alto 60 centimetri intitolato all’ex politico democratico che guidò l’Nba a cavallo fra anni ’70 e ’80. L’epoca di Magic contro Bird, degli epici scontri Lakers contro Celtics, ma soprattutto dell’esplosione della pallacanestro americana come fenomeno globale. Se oggi le 30 squadre del campionato valgono in media mezzo miliardo di dollari ciascuna, molto è dovuto alle scelte della dirigenza di quel periodo.

L’ANELLO

I 13 anelli vinti in carriera da Phil Jackson

I 13 anelli vinti in carriera da Phil Jackson

I giocatori della squadra campione ricevono invece un anello di diamanti con il logo del loro team. Un’usanza mutuata dal baseball. I primi anelli furono infatti consegnati nella Major League del 1922 agli uomini dei New York Giants, vincenti nel derby della Grande Mela contro gli Yankees. Dagli anni ’30 la pratica si estese anche agli altri sport americani, prima all’Nfl e poi all’Nba. L’uomo ad averne vinti di più è Phil Jackson. Non gli bastano le mani per indossarli tutti. Gli servirebbe infatti tredici dita. Due ottenuti da giocatore, undici da allenatore. Prima coi Bulls di Jordan e Pippen, poi coi Lakers di Shaq e Kobe Bryant. Ora è presidente dei New York Knicks, la squadra del suo primo alloro da cestista. Quest’anno è arrivato ultimo, al termine di un’annata maledetta. Succede anche ai migliori.

LA FAVORITA

Stephen Curry, stella dei Golden State Warriors

Stephen Curry, stella dei Golden State Warriors

Chi vorrà vincere l’anello 2015, dovrà passare sul corpo, ma soprattutto sul campo dei Golden State Warriors. Sono loro la testa di serie numero 1 alla fine della regular season. Il team californiano ha il record migliore, con 66 partite vinte e 15 perse. Hanno dominato la Western Conference e avranno il vantaggio del fattore campo per tutti i playoff. E vincere a Oakland sarà dura per tutti, visto che in casa hanno perso solo due volte su quaranta. Trascinati dalle prodezze balistiche di Stephen Curry e Klay Thompson, i gialloblù di coach Steve Kerr, indimenticabile ex tiratore scelto dei Chicago Bulls, Golden State ha stupito tutti con un gioco dinamico e aggressivo. Una squadra a trazione anteriore, sempre disposta a correre. Una virtù nata dalla necessità di mascherare una certa leggerezza dentro l’area, ma anche un potenziale problema con l’arrivo delle partite che contano, quelle più fisiche. Perché come diceva Vince Lombardi, storico allenatore del football americano che fu, “l’attacco vende i biglietti, ma la difesa vince i campionati”.

I CAMPIONI IN CARICA

I San Antonio Spurs intorno a coach Popovich. Saranno nuovamente l’avversario da battere

I San Antonio Spurs intorno a coach Popovich. Saranno nuovamente l’avversario da battere

La prova di questa frase sono i detentori del trofeo. I San Antonio Spurs di Gregg Popovich hanno sonnecchiato a lungo nella prima metà della stagione, ma dopo la sosta per l’All Star Game si sono svegliati. Hanno una striscia positiva di undici partite aperta, frutto di una salute psicofisica arrivata nel momento migliore. A ovest sono i più accreditati rivali di Golden State, Chris Paul e Clippers permettendo. Hanno il grande vantaggio di non dipendere da giocate individuali, ma da un sistema oliato alla perfezione. In più hanno la forza mentale di chi sa già come vincere le battaglie decisive. Esperienza, fame, fisicità, tecnica, fiducia. I texani hanno tutto per fare la doppietta. Sarà con tutta probabilità l’ultimo playoff del loro capitano. Tim Duncan, cinque anelli vinti fra il 1999 e l’anno scorso. Nel primo trionfo formava una coppia insuperabile con David Robinson. Li chiamavano le “Twin Towers”. Quelle vere a New York erano ancora in piedi. Di quelle quattro torri alla fine ne è rimasta solo una. E abbatterla sarà un’impresa, a giudicare dalla determinazione con cui sta affrontando la parte finale della stagione.

 

La classifica della Western Conference prima dell'ultima giornata

La classifica della Western Conference prima dell’ultima giornata

 

IL SOGNO DI CLEVELAND

LeBron James cerca il terzo titolo Nba in carriera dopo i due anelli vinti a Miami

LeBron James cerca il terzo titolo Nba in carriera dopo i due anelli vinti a Miami

Se a ovest dovrebbe essere una lotta a due, con i Los Angeles Clippers di Chris Paul e Blake Griffin pronti a fare da guastafeste, sull’altra costa gli occhi sono tutti sui rinati Cleveland Cavaliers. Nell’estate scorsa la franchigia dell’Ohio è tornata a essere competitiva per il titolo. Merito del ritorno di LeBron James, il figliol prodigo tornato a Cleveland dopo quattro stagioni a Miami. Un quadriennio che ha fruttato due anelli e due finali perse. L’anno scorso “The King” dovette inchinarsi agli Spurs, adesso sogna di dare un titolo sportivo alla città di Cleveland, cosa che manca dagli anni ’60 quando i locali Browns trionfarono nella NFL. Può contare sull’aiuto di Kyrie Irving e Kevin Love, due stelle assolute ancora prive di argenteria alle mani. Dopo qualche intoppo iniziale, la squadra ha serrato le fila nella seconda parte della stagione. Una crescita che non è bastata però ad assicurarsi la prima fila della griglia playoff a est. Un po’ a sorpresa, c’è qualcuno che parte davanti rispetto a LeBron e compagni.

La classifica della Eastern Conference prima dell'ultima giornata

La classifica della Eastern Conference prima dell’ultima giornata

GLI ATLANTA HAWKS

Mike Budenholzer, coach degli Atlanta Hawks

Mike Budenholzer, coach degli Atlanta Hawks

Sessanta partite vinte, solo ventuno perse. In nessuna di queste, un giocatore ha realizzato trenta punti. Basta questo dato per far capire chi sono gli Atlanta Hawks, primi classificati a est. Una squadra in cui tutti sono importanti e nessuno è indispensabile. Privi di stelle, più frizzanti della Coca Cola, loro vicina di casa. Giocano un basket molto organizzato, un po’ come i San Antonio Spurs. E non è un caso. L’allenatore Mike Budenholzer è stato assistente di Gregg Popovich in Texas dal ’96 al 2013. Ne ha assorbito i valori, trasmettendoli ai suoi ragazzi in Georgia. Quella filosofia conosciuta a San Antonio come “pounding the rock”. Un’espressione traducibile nell’italico “martellare” e che secondo la “dottrina Popovich” viene così declinata.

“Non può essere la singola martellata, per quanto violenta, ad abbattere la roccia. Ci vorranno tante martellate, piccole e  continue date da tutti per buttare giù l’ostacolo”.

Concetti che gli Hawks hanno fatto propri, macinando risultati e gioco. Arrivano ai playoff da primi della classe ma allo stesso tempo senza troppe aspettative.La frattura del perone di Thabo Sefolosha, riportata durante il discusso arresto lampo a New York, priva Budenholzer di uno dei suoi leader difensivi. Se ne farà una ragione, conscio di poter contare su un Paul Millsap mai visto a questi livelli di rendimento e su un gruppo di underdogs che ha voglia di dare scacco a LeBron, re della costa est nelle ultime quattro stagioni.

GLI ACCOPPIAMENTI PROBABILI

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Se dovesse finire oggi, questi sarebbero gli accoppiamenti. A Est resta da stabilire chi andrà a sfidare gli Hawks al primo turno. Si giocano un posto Indiana e Brookyn. Il match point è sulla racchetta dei Pacers a cui basterà un successo a Memphis, già qualificata ma vogliosa di evitare gli Spurs al primo turno. Non dovessero farcela dovrebbero sperare in un’improbabile sconfitta dei Nets in casa contro Orlando. Gli Spurs a loro volta saranno arbitri della corsa all’ultimo posto in ballo nel tabellone ovest. Una trasferta a New Orleans contro i Pelicans di Anthony Davis, appaiati all’ottavo posto con gli Oklahoma City Thunders di Russell Westbrook. Una vittoria dei Pelicans chiuderebbe i conti, estromettendo l’MVP dell’ultimo All Star Game dalla postseason. Gli orfani di Kevin Durant chiudono la stagione a Minnesota, fanalino di coda della conference occidentale. Solo una vittoria, unita alla voglia di Duncan e soci di arrivare secondi, potrà regalare ai Thunders il duello con Golden State. Il resto della compagnia aspetta alla finestra.

GLI ITALIANI

Marco Belinelli mostra l'anello vinto nella scorsa edizione

Marco Belinelli mostra l’anello vinto nella scorsa edizione

Due su quattro. La metà dei nostri connazionali nell’Nba parteciperà ai playoff. Ci sarà, da campione in carica, Marco Belinelli. L’anno scorso fu preziosissimo nell’assalto ai Miami Heat di Wade e James, questa volta sarà probabilmente chiamato ad arginare le folli corse degli Warriors. Senza dimenticarsi di colpire dall’arco con la consueta regolarità. A sfidare LeBron ci penserà Gigi Datome, arrivato in febbraio a Boston a puntellare il reparto ali. Dopo un anno e mezzo di scarso utilizzo a Detroit, il sardo ha finalmente cominciato a vedere il campo, risultando decisivo in un paio di occasioni. Non ci sarà invece l’incredibile Danilo Gallinari, capace di realizzare 47 punti in una partita singola, ma poco aiutato dai suoi Denver Nuggets, solo dodicesimi a ovest. Assente anche Andrea Bargnani, coinvolto nella pessima stagione dei Knicks a New York e sempre alle prese con una condizione fisica altalenante. Averli tutti e quattro in buone condizioni all’Europeo di settembre è il sogno di coach Pianigiani e dei tifosi del basket italiano.

Ci penseremo da giugno. Fino a quel momento, godiamoci i playoff Nba. Quella che si può definire “una dolce attesa”.

Il promo dei playoff Nba 2015 realizzato dalla Tnt

 

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