Sanremo dal divano: top e flop della seconda serata

Unknown-5E anche la seconda serata è andata. Registrando nuovamente ascolti importanti: più di dieci milioni di spettatori stabili, oltre il 41% di share. La conduzione più popolare che populista di Carlo Conti piace al grande pubblico. Gli aficionados di Rai 1, quelli che seguono Tale e quale show e L’eredità, non tradiscono il loro punto di riferimento. Il presentatore abbronzato è una sorta di tamagotchi mediatico degli ultimi anni. Il pubblico lo ha fatto crescere nelle ultime stagioni, facendolo passare dall’ora dell’aperitivo alla prima serata, fino al palco dell’Ariston. Un palcoscenico sul quale si muove con mestiere e professionalità, senza protagonismi né snobismo. Più arbitro che giocatore, più Mattarella che Renzi. La sua capacità di scomparire è più apprezzata dell’ecumenismo intellettualoide di Fabio Fazio: oltre due milioni di ascoltatori in più rispetto all’anno precedente. Se in politica c’è una nuova DC, a Sanremo c’è un nuovo Pippo Baudo.

I Kutso

I Kutso

Il conduttore è aiutato da una scenografia finalmente al passo coi tempi, magari non avveniristica ma quantomeno funzionale. Luci giuste, scale a scomparsa, stile minimal e bando alle ridondanze. Il colpo d’occhio è piacevole. E soprattutto non stanca, cosa fondamentale visto che i tempi dello show restano ineluttabilmente lunghi: 250 minuti. Si comincia prima e si finisce entro l’una. La Rai ha sospeso i pacchi di Insinna per la settimana sanremese anticipando l’inizio della trasmissione alle 20:30. E a quell’ora già si canta, senza troppi preliminari. Aprono i giovani, una volta ghettizzati nelle ore piccole e oggi messi in apertura. Un po’ sbrigativamente, come una pratica da liquidare alla svelta. Cantano in 4, passano in 2. Il meccanismo è quello dell’eliminazione diretta, il modo con cui Conti proclama i vincitori lascia intendere che gli autori di questo festival hanno dato un’occhiata al manuale del “come funziona nei talent”. Passano i Kutso e Nigiotti. Escono Caligola e Chanty. Le loro canzoni sono già state diffuse da mesi, perché per le nuove proposte non vale più il requisito dell’inedito. Si possono ascoltare prima e probabilmente, soprattutto i Kutso, si ascolteranno anche dopo.

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Emma in rosso

Messi a letto i giovani, si può partire con la gara tra i big. O presunti tali. E fra le vallette. Emma si veste di rosso. Il modello di riferimento è Charlize Theron, il risultato è più vicino al Gabibbo di Antonio Ricci. In ogni caso, se la cava, mostrando una dizione da tv regionale ma anche un’apprezzabile capacità di non prendersi sul serio. Stesso discorso vale per Arisa, che cerca nel vestiario una svolta sexy immediatamente stoppata dagli impacci nella conduzione. Non è il suo mestiere e si vede. Sarebbe molto più portata la spagnola Rocìo, ma rimane relegata a un ruolo di riserva, come una straniera nel Sassuolo di Di Francesco. Una quota rosa spagnola poco coltivata fra i fiori di Sanremo.

Il Volo

Il Volo

Le canzoni non sono di gran livello, gli interpreti si dividono fra celebrità in cerca di riscatto e giovani discreti ma poco innovativi, rappresentanti di un Paese che avanza con lo sguardo fisso sullo specchietto retrovisore. Il Volo, trio di tenori, usciti dal talent Rai del 2009 “Ti lascio una canzone”, incantano la platea. La loro vocalità sembra più un esercizio di stile che un prodigio discografico. Vestiti come Renzi dalla De Filippi, atteggiati come Pavarotti e Placido Domingo, ipotecano la vittoria finale, cantando un brano più adatto a un musical che a un festival. Sette anni dopo il trionfo di Gio di Tonno e Lola Ponce la musica lirica torna a spadroneggiare a Sanremo. E non necessariamente nelle radio, dove invece potrebbe farsi largo Lorenzo Fragola, fresco vincitore di X Factor. Con la sua ballata pop “Siamo uguali” prenota un posto sul podio, spinto dal sicuro stuolo di voti adolescenti. Stupisce, negativamente, la scarsa presenza scenica, requisito tipico dei telecantanti degli ultimi anni.

Di sicuro il buon Fragola non ha il carisma di Marco Masini, che raschia gola e corde vocali con una grazia che inchioda. Interpretazione da brividi che lo porta dritto in finale, dove troverà sicuramente anche Raf, altro esponente della vecchia guardia. Una volta si chiedeva cosa sarebbe rimasto degli anni ’80, oggi, invecchiato nell’aspetto e nella verve, sussurra un pezzo dimenticabile. Effervescente nel secolo scorso, evanescente oggi.

Nina Zilli

Nina Zilli

Fanno un’ottima figura due donne della canzone italiana come Nina Zilli e Irene Grandi, anch’esse promosse senza riserve a sabato. La prima mescola momenti in cui ricorda Amy Winehouse ad altri in cui si perde inseguendo Mina. Ricordando più Iva Zanicchi, con tutto il rispetto per l’ex eurodeputata berlusconiana. Nel complesso però, anche in virtù di un’estetica dirompente, si lascia apprezzare. La cantante toscana invece mette da parte l’aggressività delle edizioni precedenti, smette di urlare e culla il pubblico senza farlo addormentare, rischio ricorrente durante i momenti di intrattenimento che si confermano di basso livello. Fatta eccezione per Rocco Tanica, che dalla sala stampa sfodera tre minuti di comicità vera. Viene da commuoversi, più che da ridere.

Anna Tatangelo finisce invece nel limbo dei possibili esclusi. Non è più la ragazza di periferia di qualche anno fa, né tantomeno l’adolescente che vinse tra i giovani una dozzina di stagioni fa. È la signora D’Alessio e il pubblico tende a ribadirlo nei commenti sui social. Il pregiudizio sulle sue performance è sempre forte. Di sicuro lei, al di là di una presenza notevole, ci mette poco altro a ribaltare i cattivi pensieri. Le fanno compagnia, nella terra di nessuno, I soliti Idioti, che portano sul palco ritmi scanzonati già sentiti centinaia di volte. Renato e Cochi e Indietro tutta sono i modelli culturali di riferimento. Non sfigurano ma tracimano nel revival. Ultimi due possibili esclusi sono la sarda Bianca Atzei, sosia vocale di Giusy Ferreri e Moreno, fiacco rapper con trascorsi fra Feste dell’Unità (segretario Epifani) e Amici di Maria de Filippi.

Charlize Theron

Charlize Theron

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Conchita Wurst con Carlo Conti

Ospiti principali della serata sono Charlize Theron e Conchita Wurst, uguali dal collo alla vita, ma ben diverse nel resto del corpo. L’attrice sudafricana fa scintillare il suo sorriso, mentre l’artista austriaca canta talmente bene da rendere superfluo il genere. Musicale e sessuale. Il medley italiano è affidato a un Biagio Antonacci più stempiato che attempato, mentre regalano emozioni i cammei di Vincenzo Nibali, ultimo vincitore del Tour de France e Pino Donaggio, storico autore di Io che non vivo.

Per tutti quelli che non vivono più di qualche ora senza il festival, l’appuntamento è per le 20:30. Serata revival, con i 20 big che interpretano brani storici di Sanremo e gli Spandau Ballet come ospiti. Sanremo è Sanremo, non gliene volete.

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